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SILENZI URBANI

L'attuale forma architettonica, questo inponente edificio, l'assunse nel 1910 con la conclusione dei lavori per l'edificazione della batteria di ben otto forni e quattro ciminiere. Ma la sua storia inizia nel lontano 1883 e da allora, via via nel corso degli anni, crebbe sia come struttura che come importanza produttiva. Nel 1966 furono spenti definitivamente gli otto forni, ma si mantenne fino al 1971 un' attività ridotta. Nel 1973 cominciò ad essere spogliato, per volere della proprietà, da tutto quello che poteva essere venduto come rottame ferroso.

Dolci colonne, dai
Capelli fasciati di luce,
Ornati d’uccelli veri
Che camminano intorno,

 

Dolci colonne, o
L’orchestra dei fusi!
Ognuno immola il
Silenzio all’unisono.

 

- Che portate tanto in alto,
Egualmente radiose?
- Al desiderio senza difetto
Le nostre grazie studiose!

 

Cantiamo e tutte noi
Portiamo i cieli!
O sola e saggia voce
Che per gli occhi canti!

 

Guarda che candidi inni!
Quali sonorità
I nostri elementi limpidi
Prendono alla chiarezza!

 

Così fredde e dorate
Fummo dai nostri letti
Staccate dalle forbici,
Per divenire gigli!

 

Dai nostri letti di cristallo
Noi fummo risvegliate,
E artigli di metallo
Ci hanno sagomate.

 

Per affrontar la luna,
La luna e il sole,
Ognuna fu levigata
Come unghia del piede!

 

Serve senza ginocchi,
Sorrisi senza figure,
La bella davanti a noi
Sente le gambe pure.

 

Piamente eguali,
Naso sotto cornice
E le ricche orecchie
Sorde del bianco peso,

 

Un tempio sopra gli occhi
Neri in eternità,
Andiamo senza gli dei
Alla divinità!

 

Antiche giovinezze,
Carne opaca e belle ombre,
Fiere delle finezze
Che nascono dai numeri!

 

Figlie dei numeri d’oro,
Forti della legge del cielo,
Su noi cade e s’addorme
Un dio color del miele.

 

Dorme contento, il Giorno,
Che ogni giorno offriamo
Sulla tavola d’amore
Aperta sopra la fronte.

 

Sorelle incorruttibili,
Metà arse, metà fresche,
Prendemmo per danzatori
Brezze e foglie secche,

 

E i secoli a diecine,
E i popoli passati,
È il profondo passato,
Mai abbastanza passato!

 

Sotto gli stessi amori,
Più pesanti del mondo
Attraversiamo i giorni
Come una pietra l’onda!

 

Camminiamo nel tempo
E i nostri corpi brillanti
Hanno passi ineffabili
Che sopra favole s’imprimono.

Cantico delle colonne

À LÉON-PAUL FARGUE

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